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ANNACARLA VALERIANO – MALACARNE. DONNE E MANICOMIO NELL’ITALIA FASCISTA

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Pubblicato nel 2018, a quarant’anni dalla Legge Basaglia che ha sancito la chiusura dei manicomi, Malacarne è il libro con cui Anna Carla Valeriano ha voluto “restituire un volto, una storia e una voce a donne che tra le mura del manicomio sembrano non averne mai avute”. Sono le donne rinchiuse nel manicomio di Sant’Antonio Abate di Teramo che, soprattutto in epoca fascista, rappresentavano la “malacarne” ovvero coloro che erano devianti rispetto alle norme morali delineate dal Regime. La donna aveva un ruolo preciso all’interno della struttura sociale: era per natura madre, accudente, remissiva e instancabile. La devianza rispetto a queste prerogative dello Stato prevedeva l’applicazione della terapia manicomiale attraverso la complicità di familiari e medici che testimoniavano delle anomalie riguardanti donne difficili da gestire, viste come erroti di fabbrica umana. A finire in manicomio erano le donne che si allontanavano dalla norma, le deboli e indifese, le bambine moralmente abbandonate, le ragazze vittime di violenza carnale, le mogli e le madri travolte dalla guerra e incapaci di superarne i traumi.
L’autrice ricostruisce le storie di tante donne grazie alle lettere da loro stesse scritte e rinvenute all’interno dei loro fascicoli personali, mai inviate ai destinatari a causa della rigida censura applicata all’interno dell’istituzione. Sono lettere scritte da una minoranza delle donne internate, ovvero quelle che avevano un sufficiente livello di alfabetizzazione per poterlo fare. Donne che hanno cercato un contatto con l’esterno, che non è mai stato loro concesso. Hanno cercato di tendere una mano verso i loro destinatari alla ricerca di affetto, di comprensione, e di dimostrare la loro capacità di esprimere il proprio pensiero.
Pagina dopo pagina, ho immaginato me stessa in quell’epoca, con la certezza che sarei stata una di loro, malacarne. Tutte noi, additate in fondo come devianti nei discorsi ancora oggi impregnati di patriarcato e sessismo, saremmo state malacarne. Non c’è nulla di buono nel sostenere che il fascismo “ha fatto anche cose buone”, solo un fascista, o una fascista, possono affermarlo. Sta a noi impedire loro di tornare.

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