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GLORIA STEINEM

Tempo di lettura: 18 minuti

“Don’t worry about your background. Whether it’s odd or ordinary, use it, build on it”

Gloria Marie Steinem è nata il 25 marzo 1934 a Toledo (Ohio, USA): è una attivista femminista, politica, giornalista, sostenitrice del movimento di liberazione delle donne (anni ‘60-’70), movimento coinciso con la seconda ondata del movimento femminista negli USA.
La sua vita è stata caratterizzata da ostacoli che hanno di certo reso così strutturato il suo background femminista, ed il suo attivismo in cui privato e pubblico hanno sempre viaggiato di pari passo. Ha avuto un’infanzia non proprio regolare e caratterizzata dalle tensioni tra i suoi genitori e la depressione di sua madre, ma non ha mai messo in dubbio l’amore ricevuto dalla sua famiglia. Avendo vissuto un’infanzia costantemente in viaggio con la famiglia, ha iniziato a frequentare regolarmente la scuola a 11 anni per la prima volta e, pur avendo iniziato a leggere autonomamente all’età di 4 anni, si era resa conto di avere altre carenze rispetto ai suoi coetanei, dovute al fatto che non aveva regolarmente studiato la matematica, la storia ed altre materie; inoltre, avendo trascorso la maggior parte del suo tempo tra persone adulte, non era abituata a fare i giochi che di solito si facevano a scuola. Era molto intelligente e matura, aveva un senso dell’umorismo piuttosto sofisticato rispetto ai suoi coetanei. Amava discutere di temi sociali, di diritti civili e disagio. Le sue scelte riguardo il prosieguo della formazione, dicono molto sulla consapevolezza e la determinazione che la caratterizzavano: infatti si è laureata nel 1956 allo Smith College – Massachusetts: lo Smith nacque come college di arti liberali e contraddistingueva per il fatto che forniva una formazione di altissima qualità rivolta alle donne, per renderle partecipi della società sviluppando i loro talenti ed i loro punti di forza. Nacque dalla volontà di Sophia Smith, una donna del New England che a 65 anni ricevette una cospicua eredità. Nel suo testamento espresse la volontà di devolvere quel denaro per acquistare il primo terreno ed erigere gli edifici del college femminile, dichiarando esplicitamente “I hereby make the following provisions for the establishment and maintenance of an Institution for the higher education of young women, with the design to furnish for my own sex means and facilities for education equal to those which are afforded now in our colleges to young men.”
Gloria amava le lezioni di scienze politiche, ed era considerata dalle sue colleghe di studio una ragazza brillante ed impegnata: amava discutere fino a tarda notte e sapeva sia ascoltare sia conversare. Era anche una procrastinatrice quando si trattava di consegnare dei documenti scritti, e di solito lo faceva all’ultimo minuto. Nel libro “Ms Gloria Steinem – A life”, Winifred Conkling cita un aneddoto a proposito di ciò: durante il suo secondo anno di college, un professore le disse che scriveva “easily and well”. Gloria gli chiese cosa intendesse con “easily” e lui replicò che se lei era così paranoica da notare la parola “easily” e non la parola “well”, questo dimostrava che era una vera scrittrice.
Si diplomò magna cum laude, fu una delle migliori studenti del suo corso. All’epoca era fidanzata con Blair Chotzinoff, un pilota della Guardia Nazionale, e sembrava scontato il suo destino di sposarsi con lui. Ma nonostante fossero molto legati, Gloria sapeva che il matrimonio sarebbe stato per lei il percorso sbagliato da seguire. Decise così, per rendere meno difficile la fine della loro relazione, che era comunque molto passionale, di fare domanda per una borsa di studio post diploma in India. Dovette prima andare a Londra per attendere il suo visto: qui si accorse di essere incinta. Non ne parlò con nessuno, era certa di non volersi sposare, di non voler rinunciare alla sua indipendenza, e di non voler essere responsabile della vita di qualcun altro dopo aver passato la sua infanzia a prendersi cura della madre. Penso’ anche al suicidio, ma non voleva morire. Cercò un medico, al quale raccontò di essere stata abbandonata dal suo uomo che rifiutava di sposarla nonostante sospettasse che fosse incinta. In Inghilterra l’aborto era legale solo nel caso in cui due medici esprimessero un parere positivo sulla necessità della procedura. E questo avveniva di solito con molta riluttanza. Gloria trovò l’accordo del primo medico che l’aveva visitata e ne trovò un secondo, quindi potè interrompere la gravidanza. Di questa esperienza Gloria disse, anni dopo, che questa fu la prima volta in vita sua che smise di accettare passivamente ciò che le accadeva e se ne prese la responsabilità.
Andò in India nel 1957, a Delhi: scelse di vivere questa esperienza senza adottare la prospettiva dell’osservatrice esterna, ma semplicemente come una ragazza che da sola cercava di inserirsi nella normalità della vita del Paese che la stava ospitando. In questo modo sentiva di poter esplorare al meglio. Periodicamente doveva riportare della sua esperienza alla commissione per la borsa di studio: raccontò della cultura, della estrema povertà incontrata. Apprese molto sulla storia recente dell’India, della lotta per l’indipendenza. La sua borsa di studio aveva una durata di tre mesi, ma Gloria decise di fermarsi in India: iniziò a viaggiare da sola, scoprendo l’orribile sistema delle caste ed incontrando chi stava portando avanti il lavoro del Mahatma Gandhi per cancellarle. I Gandhiani si spostavano di villaggio in villaggio per incontrare le persone ed incoraggiarle ad unirsi a loro, ma solo le donne potevano incontrare altre donne, così Gloria scelse di unirsi a loro per aiutare, portando con sé soltanto un asciugamano, una tazza ed un pettine, scoprendo che esisteva una forma di libertà nel non possedere nulla, che ciò le aveva permesso di vivere il presente. Scoprì in questo periodo il potere dei “talking circles” e della possibilità per le persone di raccontare la propria storia. Questo permetteva alle persone di scoprire che il loro vissuto di ingiustizia sociale era comune anche ad altre, che ciò che accade a molte persone diventa politico, non è più personale. Imparò che l’ascolto genera ascolto e l’osservazione genera osservazione. Grazie a questa esperienza, Gloria Steinem intraprese la strada dell’attivismo, per produrre cambiamento sociale dal basso.
Nel 1960 si è trasferita a New York dove ha iniziato la sua carriera di scrittrice freelance: iniziò scrivendo per il magazine satirico “Help! For Tired Minds” , proseguendo con l’Esquire, il New York Times, Glamour, Ladie’s Home Journal, Harper’s.
Nel 1963 scrisse per la rivista Show un articolo sulla vita delle conigliette di Playboy dal titolo “A Bunny’s Tale: Show’s First Exposè for Intelligent People” : Hugh Hefner aveva infatti aperto un nuovo Playboy Club a New York e Gloria si candidò per un posto da cameriera. Nel reclutare nuove conigliette, l’organizzazione di Playboy raffigurava la loro vita come patinata, divertente, piena di ricompense finanziarie. In poco tempo Gloria scoprì che la vita della Coniglietta era veramente stressante: molte di lavoro, una paga per nulla generosa. Dovevano indossare dei costumi strettissimi, imbottiti sul seno per mettere in mostra il dècolletè in maniera esagerata, tacchi alti, e seguire un corso di make up prima di iniziare a lavorare, imparando ad applicarsi ciglia finte. Per finire, dovevano studiare la bibbia del Playboy Bunny Club e superare una visita medica che implicava degli esami vaginali e del sangue per verificare che non avessero malattie veneree – che non erano richiesti per svolgere il lavoro di cameriera nello Stato di New York.
Pubblicando questo articolo, Gloria voleva scoraggiare le ragazze rispetto al desiderio di diventare delle cameriere in un Playboy, perché sarebbero diventate come delle geishe al servizio dei benefattori del Club. Disse che questa era stata una delle esperienze più deprimenti della sua vita. Fu citata in tribunale da Hefner, il quale perse la causa ma Gloria dovette pagarsi tutte le spese legali. Questo scoraggiò altri a pubblicare articoli sulle condizioni di lavoro nei Playboy Clubs, ma Hefner eliminò la clausola delle visite mediche dai contratti di lavoro.
Dopo questo articolo, Gloria divenne una sorta di celebrità, e non fu più considerata soltanto una scrittrice, ma in più di una occasione sottolineò che lei non voleva essere presentata unicamente come l’autrice di quell’articolo, perché aveva scritto molto altro. Con il passare degli anni, Gloria Steinem divenne un punto di riferimento per molte riviste m, benchè fosse considerata da molt* una insider, lei considerava sé stessa come una outsider, che portava con sé la sua visione del mondo e delle relazioni coltivata sin da bambina e nelle sue esperienze di vita. Partecipava agli eventi mondani, assumeva incarichi di lavoro, ma sempre nell’ottica della freelance: sceglieva lei quando le cose dovevano finire.
Negli anni Sessanta era impegnata nei movimenti di protesta per la giustizia sociale, protestava contro la guerra in Vietnam, in favore dei diritti civili. Sapeva utilizzare la sua posizione, la sua visibilità, le sue relazioni, per promuovere l’attivismo a sostegno di tutte queste cause.
Era molto determinata a farsi riconoscere come scrittrice impegnata e seria, e nonostante avesse esperienza e competenza, le capitava spesso di sentirsi svalutata soprattutto nei contesti in cui intercettava colleghi uomini. In molte occasioni aveva provato rabbia ed umiliazione, senza sapere come reagire. Con il tempo ha ascoltato le sue emozioni, le sue reazioni, pur ritenendo che la rabbia fosse un sentimento negativo, che non andava espresso.

Bella Abzug

Poi incontrò Bella Abzug: fu durante una manifestazione di protesta contro la guerra in Vietnam, di fronte al Pentagono, in cui vennero mostrate le foto dei bambini dopo i bombardamenti al napalm. Bella Abzug era una delle portavoce della protesta – divenne poi una componente del Congresso. Basta cercare un qualsiasi video di repertorio per poter apprezzare la passione con cui Bella Abzug affrontava ogni discorso, la vera e propria rabbia contro ogni violazione dei diritti umani. Gloria ad un primo impatto considerò Bella aggressiva e fuori luogo, si sentiva a disagio nell’ascoltarla. Era stata offensiva anche nei confronti di alcuni rappresentanti politici che sostenevano la protesta, anche se le sue parole non li fecero desistere. Per Gloria non fu una piacevole esperienza.
Le due donne si incontrarono poi successivamente, ad un altro evento di protesta: Gloria inizio’ ad apprezzare la sua passione, e si rese conto che il problema non era Bella, ma la sua reazione al fatto che esprimesse la sua rabbia. Iniziò a comprendere che in fondo a lei dava fastidio che Bella fosse una persona completa, arrabbiata, che sapeva esprimere la sua rabbia.

Nel 1963 usciva “The Feminine Mystique” di Betty Friedan, considerato il suo saggio principale, frutto di interviste che aveva fatto negli anni cinquanta in tutto il Paese alle donne bianche della middle-class che nel dopoguerra si erano trovate a dover ricoprire i ruoli di mogli e madri. Tra le intervistate c’erano anche sue ex colleghe di studio allo Smith College. Ne emerse una condizione femminile legata ai ruoli ricoperti all’interno delle relazioni principalmente di cura – moglie, madre, casalinga, al servizio del benessere di marito e figli – che non lasciava spazio all’individualità, alle aspirazioni, ai desideri. Grazie a questo saggio, molte donne furono spinte a riflettere sui loro ruoli, ed entrarono a far parte del movimento femminista. Gloria non si riconosceva in questa opera, perché lei non aveva a che fare con le donne intervistate, con la condizione che Friedan aveva fatto emergere: lei era una donna indipendente, non sposata, che lavorava, e non dipendeva da un uomo. Non considerava quella una sua battaglia, e mise in dubbio la sua appartenenza al movimento femminista, si definiva umanista piuttosto che femminista. Friedan fondò, insieme ad altre donne, la più grande organizzazione di attiviste femministe degli Stati Uniti, la National Organization for Women -NOW– alla quale Gloria non aderì formalmente, pur sostenendone l’agenda politica. Pensava che non fosse abbastanza centrata sui diritti delle donne lesbiche, sulle povertà e sulle istanze delle donne di colore. Fu invitata a partecipare ad una protesta di NOW di fronte ad un Hotel in cui non venivano servite donne non accompagnate a pranzo. Decise di intervenire come reporter, non come affiliata all’organizzazione. Lo fece perché tempo prima aveva vissuto l’esperienza di essere cacciata da quel Hotel, mentre aspettava una persona che doveva intervistare, proprio perché non era accompagnata da un uomo. Il fatto che non fosse accompagnata faceva supporre che fosse una prostituta. Quella prima volta non fu pronta nella risposta, ma quando tornò la seconda volta, chiese perché non venissero cacciati gli uomini soli, che potevano benissimo essere dei prostituti. Si accorse che stava vedendo il mondo attraverso la lente femminista: le donne erano giudicate per come apparivano agli occhi degli altri, per come vestivano, per come si presentavano in pubblico. Per molto tempo era stata consapevole del sessismo subito, ma lo aveva accettato come qualcosa che non poteva essere cambiato.

Non è meraviglioso tutto ciò?
Non è meraviglioso potersi confrontare con la storia di donne che hanno così influenzato il nostro presente, attraverso i percorsi di autocoscienza, osservazione, riflessione, che non sono poi così diversi dai nostri? A me mette i brividi incontrare nella biografia di donne così straordinarie i miei stessi dubbi, le mie insicurezze, ma anche le mie certezze, il mio pensiero, la mia storia. 

Ogni tanto occorre rispolverare la storia per rimetterci al centro, e buttare tutto ciò che non ha a che fare con ciò che ci rende persone complete. Lo griderei a gran voce alle persone che hanno consapevolemte voluto abbattere la mia dignità, ma non vale la pena sprecare fiato con il passato, quando ad esortarci abbiamo storie di straordinario attivismo!

Nel 1968 Gloria ha iniziato a scrivere per la rubrica “The City Politic” del New York Magazine. Era un periodo in cui c’era molto da scrivere, dalla guerra in Vietnam ai diritti civili, dalle campagne politiche all’assassinio di Martin Luther King e le conseguenti rivolte. Era una reporter, era partecipe di ciò che scriveva, e nel 1969 partecipò all’incontro del gruppo femminista Redstockings sul tema dell’aborto, durante il quale le donne raccontarono in prima persona le loro esperienze di aborto, tenendo conto del fatto che era una pratica illegale negli Stati Uniti. Era lì per scrivere un articolo, ma non poté non sentirsi coinvolta per via della sua esperienza di aborto, che aveva potuto vivere nella legalità. Inoltre era colpita dalla capacità di tutte quelle donne di condividere le proprie vite apertamente. Fu così che Gloria prese consapevolezza dell’attivismo femminista: i diritti delle donne erano legati ai diritti civili, e si rafforzavano a vicenda.

 

Gloria e Dorothy Pitman-Hughes

Ovviamente, quando si dedicò agli studi ed alla scrittura riguardante temi femministi, ricevette molte critiche da parte di scrittori ed editori che la rimproveravano di dedicarsi a questioni non dirimenti danneggiando la sua carriera. Nella sua vita aveva sempre preferito scrivere piuttosto che intervenire nei dibattiti televisivi ed in generale parlare in pubblico, ma attraverso la frequentazione di gruppi femministi, scoprì che trovava questa pratica meno fastidiosa quando si trovava insieme ad altre donne, e lo scoprì grazie all’incontro prima con Dorothy Pitman Hughes e successivamente con Florynce “Flo” Kennedy.

Gloria e Flo Kennedy

Abbiamo tante volte letto tra gli slogan delle proteste femministe la frase “If men could get pregnant, abortion would be a sacrament!”: questa frase venne pronunciata da un tassista che stava portando Gloria e Florynce a Boston ed aveva ascoltato una loro discussione sull’aborto. A forza di citare questa espressione, è diventata una delle frasi iconiche del movimento. Nel corso degli anni, la pratica della conversazione, del confronto e dello scambio, divenne per Gloria privilegiata rispetto alla comunicazione unidirezionale della scrittura. Anche in questo caso, il cambiamento avvenne attraverso la sua esperienza diretta, e la sua capacità di mettere in discussione ciò che dava per scontato.

E’ a queste esperienze,
alla mia stessa vita, che penso quando qualcuno mi dice “le persone non cambiano, perché il carattere non si cambia, le abitudini neanche. Non puoi pretendere che Tizio modifichi il proprio modo di vedere le cose”: chi lo dice? Abbiamo delle impostazioni di fabbrica immutabili? E allora a cosa serve la vita se non a vivere esperienze che producano cambiamento dentro e fuori? Se non fossimo in grado di produrre cambiamento attraverso l’esperienza, vivremmo ancora nelle caverne, non saremmo in grado di acquisire competenze, sarebbe completamente inutile essere in relazione. E’ un ragionamento semplice, ma nella pratica mette in discussione le certezze, apre un buco nel recinto che abbiamo costruito. Io trovo straordinario il poter uscire da quel recinto, non capisco come si possa desiderare di rimanerci dentro per tutta la vita. Il cambiamento è una scelta libera e consapevole.

Gloria stava diventando una celebrità, anche se lei non aveva questa ambizione. Ma la sua notorietà le permetteva di dare visibilità alle istanze del movimento femminista.
Per comprendere la sua notorietà, e la considerazione che di lei avevano anche le donne che si opponevano al movimento femminista, è utile considerare le vicende legate all’Equale Rights Amendment (ERA) che veniva proposto – e respinto dal Congresso – ogni anno dal 1923, ed aveva lo scopo di rafforzare l’uguaglianza dei diritti a prescindere dal sesso. In questo scenario entra in gioco una donna che è considerata una delle maggiori antagoniste di Gloria, Phyllis Stewart Schlafly, candidata con i Repubblicani nel 1952 alla Camera dei Rappresentanti in un collegio a maggioranza democratica.

Phyllis Schlafly

Non ebbe successo, ma continuò con il suo impegno politico. Nel 1964 pubblicò un libro “A choice, not an echo” attraverso il quale ha influenzato la spinta conservatrice interna al Partito Repubblicano che ha fermato l’approvazione dell’Equal Rights Amendment di cui Schlafly era una delle oppositrici più accanite: La serie tv Mrs America rende perfettamente la sua immagine come quella di una donna intrappolata essa stessa nelle contraddizioni del patriarcato, che però riesce ad ottenere l’attenzione dell’establishment maschile attraverso le azioni legate alla campagna contro l’ERA: perfettamente in coerenza con le strategie comunicative delle forze conservatrici che si oppongono al riconoscimento dei diritti umani e civili, manipola i contenuti dell’emendamento, andando a sollecitare stereotipi e pregiudizi legati al femminismo, e instillando il dubbio che il riconoscimento dei pari diritti porti all’abbattimento di privilegi ed a catastrofiche prospettive ai danni della “società per bene”. Da sottolineare le differenze nello stare in relazione tra i due diversi gruppi di donne – femministe e conservatrici: le prime che agiscono i conflitti interni, affrontano le differenze interne, costruiscono leaderships condivise e praticano la critica, non nascondono la propria rabbia e la propria natura; le seconde che impongono la leadership attraverso la manipolazione, la falsa adulazione per creare consenso, si preoccupano dell’apparire piuttosto che dell’essere attraverso la meticolosa cura dell’aspetto e le buone maniere, attaccano le avversarie sul piano personale anzichè politico, riproducendo dinamiche di potere maschili. Vi risuona? Una serie che va assolutamente vista, anche per poter conoscere la storia di Gloria Steinem attraverso le sue battaglie, i conflitti interni al movimento, la quotidianità della sua vita e del suo pensiero che ho cercato di riassumere in questo pezzo, così come le tensioni con Betty Friedan.

Tante donne su fronti diversi, che ci ospitano nell’epoca del movimento femminista della seconda ondata e che ci permettono di fare dei parallelismi con l’epoca che stiamo vivendo, rendendo chiaro il motivo per cui abbiamo bisogno di guardare continuamente indietro per poter andare avanti.

Soprattutto, facendo continuamente riferimento alla biografia di Gloria Steinem, ci immerge inevitabilmente nel suo personale-politico, ed a qualcuna di noi verrà da pensare di essere nata nell’epoca sbagliata. Ma non dimentichiamo che il movimento femminista rappresenta ancora oggi un movimento globale, che si muove continuamente come un’onda attraversando tutto il mondo, guidato dallo spirito di sorellanza che ha portato fin qui la voce di donne che hanno lottato per far sì che noi possiamo lottare, per far sì che possiamo riconoscerci ovunque andiamo.

Nel 1971 negli Stati Uniti non c’erano donne Giudici della Corte Suprema o Governatrici, le donne non potevano cambiare le leggi a meno che non fossero legislatrici, e la possibilità che le donne fossero rappresentate al Governo era molto remota. Gloria, insieme a Betty Friedan, alle deputate Bella Abzug e Shirley Chisholm (la prima donna nera eletta alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti), a cui si unirono altre donne, fondarono il National Women’s Political Caucus (NWPC), che rappresentava sia donne democratiche sia repubblicane, bianche e di colore, ricche e povere: insomma, così tante differenze che necessariamente per poter realizzare un cambiamento era necessario trovare compromessi e comuni intenti

Simultaneamente, Gloria ha iniziato a lavorare all’idea di fondare una rivista che trattasse le questioni contemporanee in un’ottica femminista: è nata così la rivista Ms Magazine che mosse i suoi primi passi attraverso la pubblicazione di un inserto all’interno del New York Magazine, nel dicembre 1971.
Nel 1972 uscì il primo numero autonomo della rivista. Fu la prima rivista femminista degli Stati Uniti, e la prima a pubblicare in copertina, nel 1976, il tema della violenza domestica. Lo stesso anno venne pubblicata l’analisi di Angela Davis  sull’intersezione di sesso, razza e classe sociale partendo dal caso di una

Angela Davis

donna afroamericana accusata di avere ucciso la guardia carceraria bianca che l’aveva aggredita sessualmente. Ms Magazine rappresenta ancora oggi una fonte di sapere femminista, stimolante e coinvolgente, che riesce ad informare e formare, promuovendo l’attivismo a livello globale, con la collaborazione di studiose, esperte, organizzazioni, e studenti che possono trovare materiale di studio ed approfondimento unico. Gloria Steinem ha saputo sintetizzare la sua esperienza e metterla a disposizione di chiunque.
Nel 1986 è stato pubblicato “Marilyn: Norma Jean”, il ritratto che Gloria Steinem ha tracciato della sex symbol più amata di tutti i tempi, attraverso una intervista che poco prima della sua morte aveva rilasciato al fotografo George Barris: chiunque avesse scritto di Marilyn aveva ignorato Norma Jean, la sua vita complessa fatta di abusi e traumi, la sua intelligenza ed il suo spessore. In quello stesso anno, Gloria scoprì di avere un tumore al seno. Il percorso chirurgico e di guarigione stimolarono in lei un nuovo cambiamento: ha iniziato a pensare alla sua salute, ad ascoltare gli avvertimenti del suo corpo, ed a prendersi cura delle persone a lei vicine affette dal cancro.
Dopo aver attraversato alcune difficoltà economiche in Ms Magazine, negli anni Novanta Gloria decise di prendersi cura di sé tanto quanto delle altre persone e del movimento, attraverso uno stile di vita più lento, sano e di esplorazione della sua vita attraverso la terapia. Il risultato di questa sua nuova rivoluzione fu la pubblicazione di Revolution from Within: A Book of Self-Esteem in cui, attraverso la propria esperienza di vita e di altre persone, trasmette la necessità di affrontare un percorso di autocoscienza e conoscenza di sé per mettere in atto una rivoluzione interiore che precede ogni altra rivoluzione esterna. Man mano che lavorava alla stesura di questo libro, realizzava che “insegniamo ciò che abbiamo bisogno di imparare, e scriviamo ciò che abbiamo bisogno di sapere”.
Gloria ha affrontato il passare degli anni con grande consapevolezza, curiosità ed in continuo cambiamento, senza considerare nulla scontato o immutabile. Infatti all’età di sessantasei anni, nel 2000, ha sposato David Bale, un attivista anti-apartheid e per i diritti degli animali nato in Sudafrica, uomo d’affari e padre di quattro figli adulti. Le lotte del movimento avevano reso possibile il matrimonio egualitario, ed a chi le chiedeva come conciliasse il matrimonio con l’attivismo femminista, rispondeva che essere femminista ha a che fare con la possibilità di decidere ogni volta cosa sia meglio per la nostra vita. Davida Bale morì nel 2003 di cancro, Gloria si prese cura di lui per tutta la malattia, e realizzò che prendersi cura da adulta di un adulto è ben differente dal prendersi cura da bambina di una persona adulta, come aveva fatto con sua madre.
Nel 2005 insieme a Jane Fonda da vita al Women’s Media Center, allo scopo di rendere le donne più visibili e potenti nei media.
Il 25 marzo del 2022 Gloria Steinem ha compiuto 88 anni, e non ha mai interrotto la sua rivoluzione, non ha mai smesso di sostenere il movimento femminista e l’emancipazione femminile, non ha mai considerato sé stessa un faro per il movimento, perché ogni donna lo è a partire da sé stessa. Ogni suo compleanno diventa un’occasione per raccogliere fondi e così ha deciso che sarà il suo funerale. La sua casa diventerà un luogo di incontro e di organizzazione per le femministe, perché

“A mutual understanding comes from being together in a room”

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