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PROBLEMATICHE, LUPI E VICTIM BLAMING: IL PASSATO CHE NON PASSA MAI
29 Agosto 2023
Sono nata circa due anni dopo quel processo per stupro del 1976 che ebbe tanta risonanza mediatica e impatto sociale e politico grazie al movimento femminista che ha ottenuto per la prima volta un processo a porte aperte, in accordo con la ragazza sopravvissuta. Era arrivato il momento di smascherare la misoginia che entrava fin dentro le aule dei tribunali e passava per la bocca di giudici e avvocati, trasformando le donne da vittime a imputate. Era arrivato il momento di rendere pubblica la falsa neutralità del sistema giudiziario, che agiva in ogni modo la vittimizzazione secondaria sottoponendo le donne ad una seconda violenza fatta di ripugnanti intromissioni nelle loro vite private.
Ero da poco nata quando si tenne quel famoso Processo per stupro sempre a porte aperte, in presenza delle donne del movimento e di Fiorella, sequestrata e stuprata da quattro uomini. Li aveva denunciati, Tina Lagostena Bassi era la sua avvocata, l’avvocata femminista delle donne. Dentro e fuori dall’aula andava in scena la colpevolizzazione della donna, oggi la chiamiamo victim blaming. Avete presente? Sono tanto lontani quei tempi, non so se ne avete memoria. Oggi siamo andate avanti no? Quale madre di stupratore sognerebbe oggi di giustificare il figlio dicendo che si è andato a divertire e che la ragazza certamente si è divertita, come fece la madre di uno degli stupratori intervistata nel 1978? Sono tempi lontani assai, roba in bianco e nero. Chi mai oggi potrebbe accusare le donne di mettersi da sole nei guai perché hanno voluto raggiungere la parità uscendo la sera esattamente come gli uomini, come sostenne l’avvocato di difesa in quel lontano 1978? Chi mai direbbe oggi che se una donna stuprata se ne fosse stata a casa di certo non le sarebbe accaduto nulla, come disse lo stesso avvocato di difesa del 1978? Tina Lagostena Bassi ascoltava le sue parole, e vedeva consumarsi quello scempio tenendo una mano alla bocca, in una espressione di stupore che certamente possiamo provare a immaginare, visto che si tratta di tempi così lontani…di affermazioni che alimentavano quella cultura dello stupro che fortunatamente oggi possiamo dire superata. Tina Lagostena Bassi spiegava in aula che queste parole, questi atteggiamenti, erano il motivo per cui tante donne non denunciavano gli stupri.
Abbiamo fatto passi da gigante: eppure ieri mi è capitato di vedere un video di repertorio, non so di quale epoca, in cui un giornalista – tale Andrea Giambruno – affrontava in studio la cronaca di uno stupro utilizzando queste parole “Forse dovremmo essere più protettivi nel dialogo e nel lessico. Se vai a ballare, tu hai tutto il diritto di ubriacarti – non ci deve essere nessun tipo di fraintendimento e nessun tipo di inciampo – ma se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi».
Che fortuna sorelle mie, esser nate in questa epoca in cui nessun uomo si permetterebbe di fare la paternale a una ragazza stuprata colpevolizzandola, parlando di lupi e problematiche anziché di stupri e stupratori.
L’abbiamo scampata eh, pensate un po’ a come devono essersi sentite le donne di quei tempi là, ad aver paura non solo degli stupratori, ma anche dei loro complici nella aule dei tribunali, al governo, in tv, tra le forze dell’ordine, in famiglia. Pensate a come devono aver vissuto con tutti questi omuncoli intorno che spiegavano loro come evitare di essere stuprate. L’abbiamo scampata.
Sono passati 45 anni da quel processo per stupro, l’unica differenza tra ieri e oggi è che ora li vediamo a colori.
1 commenti su “PROBLEMATICHE, LUPI E VICTIM BLAMING: IL PASSATO CHE NON PASSA MAI”
Li vediamo a colori e ne vediamo exsentiamo fi tutti i colori. Uno strazio.