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“Samhain e Sorellanza: Il Grimorio del Menlo Castle”

Tempo di lettura: 8 minuti

La notte di Halloween si avvicinava con il suo velo di mistero e magia e la città irlandese di Galway, come ogni anno, si trasformava in un luogo di incanto e mistero, in attesa che gli spiriti dall’aldilà si unissero ai festeggiamenti.
Al buio le case si scorgevano grazie alle luci scintillanti e le porte erano adornate con corone di foglie autunnali e rami di betulla, mentre ragnatele finte avvolgevano i portici, ondeggiando al minimo soffio di vento. Ogni giardino era un tripudio di colori e zucche intagliate che mostravano sorrisi spettrali o ghigni minacciosi. Le lanterne arancioni, rosse e viola brillavano morbide sotto le ombre degli alberi, proiettando ombre danzanti sui vialetti.

Alcune case ostentavano scheletri appesi, i loro arti legati con fili invisibili che li facevano dondolare come in una danza macabra. Le finestre erano coperte da drappeggi neri, da cui facevano capolino sagome di streghe, pipistrelli e gatti neri, creando un gioco di luci e ombre che conferiva un’aria spettrale.

Ogni cespuglio e aiuola era stato trasformato in una piccola scena da incubo: lapidi finte con epitaffi fantasiosi spuntavano dal terreno, circondate da mani scheletriche che sembravano emergere dal sottosuolo. I suoni della notte erano amplificati da registrazioni di ululati di lupi e risate sinistre che echeggiavano nell’aria, creando un’esperienza immersiva per chiunque passeggiasse per le strade.
I bambini e gli adulti del villaggio erano affascinati da questa trasformazione che faceva di Halloween un’esperienza indimenticabile, dove il confine tra realtà e fantasia si faceva sottile, avvolgendo il villaggio in un abbraccio di incanto e paura. Non si trattava solo della celebrazione della festività, ma anche una dimostrazione dell’ingegno e della passione della comunità: ogni decorazione era un pezzo di un mosaico più grande, un’opera d’arte collettiva che rifletteva l’anima stessa di Galway luogo di incontro tra tradizione e modernità, fortemente legata alle proprie radici spirituali e storiche. Galway ha sempre celebrato Samhain, ciò che chiamiamo Halloween, la notte in cui il velo tra il mondo dei vivi e quello dei morti si assottiglia.
Per le strade folle di persone accorrevano per assistere alle parate, agli spettacoli e ai fuochi d’artificio che illuminavano i cieli notturni evocando gli antichi falò di Samhain.

Ma in luogo non molto distante da Galway, un gruppo di donne si preparava per una celebrazione molto diversa. Erano donne di ogni età, professione ed esperienza, unite da un unico scopo: celebrare il potere femminile e la connessione con le loro antenate. Si radunarono nel Menlo Castle, un’antica rovina coperta di edera, immersa nella misteriosa bellezza delle rive del fiume Corrib.
L’antico castello, un tempo dimora signorile, era ormai una rovina coperta di edera e avvolta in un’aura di mistero e storie ma tramandate. Le finestre senza vetri riflettevano la luce della luna, creando un’atmosfera spettrale e incantevole.

Mentre avanzavano lungo il sentiero, il suono delle foglie scricchiolanti sotto i loro piedi era accompagnato dal mormorio del fiume e dal sussurro del vento tra gli alberi. L’ingresso del castello era decorato con candele tremolanti, poste strategicamente per illuminare il cammino senza disturbare l’antica serenità del luogo.

All’interno del castello, quelle che anticamente furono stanze erano state preparate con cura: l’antica sala grande, un tempo teatro di banchetti e festeggiamenti, era ora un santuario di pace e riflessione; al centro della stanza, un grande tavolo di legno intagliato era stato adornato con fiori secchi, candele profumate e simboli antichi; sulle pareti , le ombre delle candele danzavano, creando figure mutevoli che sembravano raccontare storie di tempi remoti.
Quel luogo abbandonato, un tempo dimora di leggende e musiche, era stato trasformato nel loro santuario segreto. Qui, tra le pietre ricoperte di muschio e le finestre senza vetri, si trovava il loro grimorio condiviso, un libro pieno di incantesimi, storie di resistenza e sapienza tramandata di generazione in generazione.

Siobhán, la più giovane del gruppo, non poteva fare a meno di essere affascinata dall’atmosfera del castello. Era la prima volta che partecipava alla celebrazione di Samhain. Ogni dettaglio parlava del rispetto e dell’amore che le donne avevano per quel luogo e per le tradizioni che esso rappresentava. Maeve, la più anziana, si avvicinò al tavolo e aprì con riverenza il grimorio. Intorno a lei c’erano tutte le altre,
Le donne si presero per mano e formarono un cerchio
Il grimorio era un libro straordinario, fatto di antiche pergamene ingiallite, rilegato in cuoio e arricchito con simboli arcani. Le pagine erano fitte di testi e disegni che tramandavano antichi incantesimi e rituali segreti. Ogni capitolo raccontava una storia diversa, dalle erbe curative alle protezioni contro gli spiriti maligni, dalle invocazioni per la forza interiore agli incantesimi per proteggere le persone amate.

Una sezione particolarmente amata del grimorio era dedicata alle storie delle streghe che avevano sfidato le convenzioni sociali. Racconti di donne coraggiose che avevano usato la loro magia per combattere ingiustizie e oppressione, trovando modi per resistere e prosperare in un mondo dominato dagli uomini. Queste storie erano fonte di ispirazione per il gruppo, ricordando loro il potere di resistere e la capacità di trasformare le avversità in forza.

Le pagine erano ricche di illustrazioni dettagliate, raffiguranti cerchi magici, simboli di protezione e creature mitologiche. Ogni disegno era stato creato con precisione, trasmettendo non solo la bellezza estetica, ma anche la profondità della conoscenza esoterica che il grimorio conteneva. Le donne del gruppo avevano contribuito ad arricchirlo con le loro esperienze, aggiungendo note a margine, disegni e nuovi incantesimi basati sulle loro ricerche e sperimentazioni.

“Questa notte, non celebriamo solo Samhain” disse Maeve con una voce che vibrava di emozione. “Celebriamo il potere femminile che scorre dentro ognuna di noi, e la connessione con le nostre antenate che hanno camminato prima di noi su questa terra.”
“Chiamamo le nostre sorelle del passato, le streghe che hanno sfidato le convenzioni e hanno lottato per la loro e la nostra libertà. Che la loro forza ci guidi e ci protegga.”

Maeve alzò lo sguardo, il volto illuminato dalla luce calda delle candele sparse per la stanza. Con una voce carica di determinazione e rispetto, iniziò a recitare l’incantesimo dal grimorio. “Chiamamo le nostre sorelle del passato, le streghe che hanno sfidato le convenzioni e hanno lottato per la loro libertà”

Mentre pronunciava queste parole, una corrente di energia sembrò attraversare il cerchio. Le donne chiusero gli occhi, ognuna concentrata sulla propria connessione personale con le antenate che avevano tracciato il cammino prima di loro. La loro immaginazione evocava immagini di donne che, nei secoli passati, avevano osato sfidare le norme sociali, combattendo per i propri diritti e per la propria indipendenza.

Si trattava di donne che, con coraggio e astuzia, avevano praticato la magia in segreto, difendendo la loro comunità e sé stesse dalla persecuzione. Erano figure eroiche che avevano usato la loro conoscenza delle erbe, dei rituali e degli incantesimi non solo per sopravvivere, ma anche per prosperare e resistere in un mondo che cercava di sopprimerle. Ogni strega evocata da quelle parole aveva una storia di lotta e di forza, di perdita e di vittoria.

Le parole di Maeve risuonavano profonde e potenti, richiamando non solo le streghe del passato, ma anche la loro saggezza e il loro indomito spirito di ribellione. “Che la loro forza ci guidi e ci protegga,” concluse, e in quel momento, le donne sentirono un’ondata di calore avvolgerle, come se le mani invisibili delle loro antenate si fossero posate sulle loro spalle, infondendo loro coraggio e determinazione.

Ogni donna nel cerchio percepiva una connessione vivida con quelle figure storiche. Siobhán visualizzò la figura di una strega del XVII secolo, accusata ingiustamente e costretta a fuggire per la propria vita, ma che nonostante tutto aveva continuato a curare e proteggere le persone intorno a lei. Aoife ricordò le leggende tramandate nella sua famiglia di una bisnonna che, con la sua conoscenza delle erbe, aveva salvato molte vite durante la carestia. Ogni donna portava con sé una storia di resilienza, di saggezza passata da generazioni.

Quel rituale, in quella notte magica, non era solo un atto di memoria, ma un atto di rafforzamento. Le donne del gruppo sapevano che, chiamando le loro sorelle del passato, non stavano solo onorando la loro memoria, ma anche raccogliendo la loro forza e il loro spirito indomito per affrontare le sfide del presente. Era una chiamata alla continuità, alla resistenza e alla trasformazione.

In quella cerimonia, il potere della sorellanza si manifestava in tutta la sua forza. Come il bagliore della luna che illuminava le notti più oscure, la solidarietà tra le donne, alimentata dalla memoria e dalla magia, continuava a brillare, guidando e proteggendo ogni passo del loro cammino verso un futuro più giusto e luminoso.

Dopo il rituale, il gruppo si sedette attorno a un tavolo di legno intagliato. Condivisero storie di lotta e vittoria, di sfide affrontate e superate. Ogni storia era un tributo alla resilienza e al coraggio delle donne. Parlare delle loro esperienze personali divenne un atto di resistenza, un modo per costruire ponti e creare un legame indissolubile.
Aoife, iniziò a raccontare la sua storia, una lotta contro le disuguaglianze e le sfide della vita. Niamh, una giovane attivista, condivise le sue esperienze di advocacy per i diritti delle donne. Caitríona, un’infermiera, parlò dei suoi sforzi per migliorare l’assistenza sanitaria alle donne. Róisín, un’artista, narrò di come usava la sua arte per esprimere e denunciare le ingiustizie sociali. Brigid, un’insegnante, descrisse il suo impegno nell’educare le nuove generazioni sulla parità di genere. Fiona, una scrittrice, raccontò delle sue battaglie per dare voce alle storie delle donne dimenticate. Clíodhna, una musicista, condivise come la musica fosse il suo strumento per ispirare e unire le persone. Eithne, una guaritrice, parlò delle sue pratiche tradizionali per aiutare le donne a trovare forza e guarigione.

La notte avanzava e le risate e i racconti riempirono l’aria. “Questa notte,” disse Maeve, “abbiamo creato una nuova pagina del nostro grimorio. Una pagina di sorellanza, potere e libertà.”

Quando la luna raggiunse il suo apice, le donne uscirono dalla biblioteca, sentendosi più forti e unite che mai. Sapevano che il loro legame non sarebbe stato spezzato, che la loro lotta per l’uguaglianza e la giustizia sarebbe continuata. E mentre camminavano sotto il cielo stellato, sentirono il sussurro delle loro antenate, guidandole e proteggendole lungo il cammino.
In quella notte di Halloween a Galway, non solo celebrarono la magia e il mistero, ma anche la potenza eterna della solidarietà femminile e la forza inesauribile di quelle che avevano osato sfidare il mondo.
Si può scegliere di festeggiare Halloween attraverso l’utilizzo di una luce artefatta, oppure celebrare Samhain al chiaro di luna reale, che non si esaurisce mai.
Il potere dell’autentica sorellanza, come il bagliore della luna, illumina il cammino anche nelle notti più oscure, aiutando ad attraversa qualsiasi tenebra è una luce che non può essere spenta, che continua a brillare, guidando e ispirando attraverso le epoche e le generazioni. Come la luna attraversa fasi diverse, così anche il potere della sorellanza si adatta e si evolve.

“I went for a walk under the moon
and I asked her for a song, to guide me on
through the darkness
through the darkness.

The darkness of my fears, when all else disappears
oh the darkness of self doubt
will burn out
all your lightness
all your lightness.

So let go, of the shadow
of shame and blame,
praise and gain.
You are more.
oh just be who you are.

And she sang “Child, be unafraid to shine. Be bold and bright, reflecting the light.”
She sang “Child, be unafraid to shine. Be bold and bright, reflecting the light.”
Olivia Fern – The Moon’s Song

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