Ispirazioni
Anna Pramstrahler
31 Agosto 2022
“If you do not tell the truth about yourself you cannot tell it about other people.”
― Virginia Woolf
C’è un esercizio che mi piace fare: ogni tanto mi fermo, e rimetto insieme gli avvenimenti della mia vita, quelli belli, quelli brutti, quelli indimenticabili perché belli, quelli indimenticabili perché brutti. E seguo il filo conduttore che mi ha portata fino a dove sono ora. Lo considero una sorta di abbraccio curativo, accogliente, attraverso il quale sussurro a me stessa “vai avanti, sii fiduciosa: chissà quante altre esperienze ti porteranno dove non immagini ora di poter andare”.
E poi io penso proprio che sia giusto celebrare le persone che hanno dato valore alla nostra esistenza e scaraventare giù da una scarpata quelle invece l’hanno attentata!
La me giovane, non avrebbe mai pensato di poter essere dove sono ora, parte di un movimento globale di donne in cui sento di poter prendere parola. Ho vissuto parte della mia vita pensando di non avere poi così molte cose interessanti da dire, ero più uditrice che oratrice. Ho dato per scontato che fosse l’età a definire una femminista, che la consapevolezza e l’autocoscienza fossero cose di cui poter parlare dopo avere avuto una lunga esperienza nel movimento femminista. Certamente sono stata influenzata dall’aver vissuto più i contesti partitici organizzati che il movimento reale, almeno nei miei primi anni di militanza ed attivismo. Ascoltavo contorti ragionamenti di segretari di partito giovani e già vecchi che sembravano complicati ed inaccessibili. Per cui occorreva stare lì con umiltà, prendere appunti, imparare. Dopo 15 minuti sopraggiungeva la noia, e mi convincevo che evidentemente non ero così culturalmente dotata da poter fare chissà cosa. Fino al giorno in cui mi sono imposta di ascoltare e registrare i discorsi di quello che pareva essere l’ultimo uomo intelligente e dotato sulla terra: dopo 15 minuti, non diceva assolutamente nulla, ripeteva le stesse cose, utilizzando parole diverse, certo che l’attenzione fosse calata. Il velo è caduto, il superuomo pure, era solo uno che nella vita non voleva lavorare, ma fingere di essere dedito agli ideali per mettere il culo su uno scranno. Ed eliminare chiunque potesse farlo al suo posto.
Ma se non avessi preso coscienza di quella pantomima, non avrei mai iniziato a credere in me, a prendere parola, a riprendermi lo spazio fuori da quei luoghi in cui gli schemi sono sempre gli stessi, autocelebrativi ed autoreferenziali.
Una brutta esperienza, ha avviato la strada che mi ha portata qui. Dopo quella, ben altre ce ne sono state. Essere un’attivista femminista, ovvero scegliere di prendere una posizione chiara e senza compromessi, non apre esattamente le porte ad una vita priva di ostacoli. Anzi, ne mette anche dove non ci si aspetta di trovarne.
Nel momento in cui ho scelto di dedicare la mia vita, lo studio, la ricerca, il lavoro, all’attivismo femminista, quella coincidenza tra privato e pubblico è stata il faro che mi ha guidata.
Leggendo il mio articolo di benvenute/i potete capire come non sia stato affatto facile restare in piedi, ma nel rivedere gli avvenimenti belli e brutti, mi fermo a pensare a quell’incontro che mi ha aiutata ad indossare definitivamente e senza alcuna esitazione la seconda pelle dell’attivismo, a dare concretezza ad ogni singolo slogan che avevo incontrato studiando la storia del movimento femminista: Anna Pramstrahler ha dato significato e coerenza al mio percorso, ha offerto rifugio alle mie esitazioni, e rinforzato la mia consapevolezza.
Anna l’ho incontrata quando ancora mi muovevo in uno spazio in cui ogni mia azione era oggetto di manipolazione, in cui l’ottica femminista trovava spazio nelle parole spese in pubblico e non nella quotidianità dei fatti. Ero nello spazio in cui quotidianamente veniva costruita la ragnatela nella quale sono rimasta incastrata e divorata da piccoli ragni capeggiati da una enorme vedova nera. Anna Pramstrahler, senza neanche volerlo, mi ha aiutata a vedere in quale contesto puramente di facciata mi trovassi, quanto la sorellanza fosse soltanto lo specchietto per le allodole utilizzato solo per generare conflitto e faide tra gruppi di persone. L’ho capito perché è lei che mi ha mostrato che potevo esprimere ciò che ero, la mia natura, le mie critiche, la mia rabbia verso un sistema oppressivo, senza che questo comportasse la mia esclusione. Anna Pramstrahler ha tolto il velo al femminismo di facciata che fino a quel momento avevo vissuto. Mi ha aiutata a ripartire da quel femminismo che era fuori di lì, dai legami duraturi che sono ancora lì.
Ho imparato ad affrontare lo spazio pubblico, i luoghi di condivisione, formazione, lavoro a partire da me, ho rivolto lo sguardo verso il mondo arricchendo la mia rete e sentendomi ancora di più parte di un movimento che mi aiuta ogni giorno a crescere, guardare oltre, costruire il futuro tenendo un occhio sul passato, per non disperdere quella storia che è patrimonio di ogni donna, scritta con i colori della sorellanza. Quella sorellanza troppe volte abusata nelle parole, ed abbandonata a favore di compromesso, di arrivismo, di strumentalizzaione. Quella sorellanza che conosce il reale significato del self care, e che ci fa essere in grado di non lasciare indietro nessuna. Mi sono sentita tante volte sola nel cercare quella coerenza tra le parole ed i fatti: attraverso Anna ho realizzato che non ero così sola, che di fronte a questa solitudine percepita occorre prendersi del tempo, lasciare andare, passare oltre.
Anna è solare, diretta, entusiasta, imperfetta: sa prendersi cura della relazione tra donne, è interessata alla storia personale di ogni donna che incontra. E’ grazie a lei che ho imparato a parlare in pubblico ed in privato di qualsiasi cosa a partire da me, dalla mia storia. Parlare di me prima di parlare di chiunque altra/o, per poter creare un legame con ciò di cui sto parlando, per dare corpo e valore alla pratica femminista. Peccato che altre non ne abbiano capito il senso, ma mica tutte abbiamo incontrato Anna Pramstrahler!
Con lo sguardo ed il sorriso di chi guarda sempre lontano, oltre ogni confine, partecipa ad ogni protesta, conferenza, dibattito e confronto come fosse la prima volta, perchè c’è sempre qualcosa di nuovo da fare, donne da coinvolgere, saperi da condividere, in quel continuo stare in movimento che è ciò che ha sempre caratterizzato la sua vita. Senza mai porsi al di sopra, ma sempre accanto.
Ho imparato a comprendere i suoi silenzi, le sue pause, genuini tanto quanto lo sono le sue critiche ed il suo modo di far emergere criticità.
Mi sono sentita a casa, con lei che chiedeva delle donne della mia discendenza, di mia madre, delle mie zie e delle mie nonne, dando alla mia stessa esistenza più significato e valore di quanto io stessa non avessi mai fatto. Lo fa con spontaneità, passeggiando, bevendo un caffè o un bicchiere di vino, e mentre racconto mi ascolto, la mia vita si colora. Si è colorata di nuovo quando era grigia, quando non volevo più espormi, perché farlo mi era costato così tanto dolore da pensare di non potermi riprendere. Mi sono sentita creduta, valorizzata, nel momento in cui non riuscivo a guardare davanti a me mentre camminavo, per paura di incontrare di nuovo quei mostri che avevano attentato la mia vita.
Anna Pramstrahler, -“Anna Pram”- la definisco “patrimonio dell’umanità”, per questo merita di stare tra le ispirazioni della mia vita, e sono certa che ricopra lo stesso ruolo nella vita di molte altre persone. Fa parte delle persone che hanno influenzato la mia vita, lungo quella linea del tempo che parte dalle mie origini, dalle origini della mia famiglia, fino a dove mi trovo ora, insieme ad altre straordinarie donne che mai avrei incontrato se anni fa non avessi partecipato ad un incontro e lei non avesse avuto interesse verso le mie parole, se lei non mi avesse chiesto “perché non ti unisci a noi?”
Certo, utilizzando le parole di Alda Merini “dovrei chiedere scusa a me stessa per aver creduto di non essere abbastanza”, ma oltre a questo, dovrei anche ringraziare Anna Pramstrahler per avermi aiutata a farlo, in sisterhood.
A differenza delle altre ispirazioni di cui ho scritto, di Anna Prastrahler non riporterò una biografia, per due ragioni: la prima è che questa è la biografia emotiva che io ho scelto di condividere, perché è contatto reale, è esperienza vissuta; la seconda, è che Luca Martini ha già scritto di lei una perfetta biografia contenuta nella Enciclopedia delle Donne, e vorrei che la leggeste per poter anche consultare questa straordinaria risorsa. Anna ha una vita straordinaria alle spalle, ed esperienze che l’hanno condotta fino a fare oggi quello che lei stessa dice essere il lavoro migliore che ci sia, ovvero dirigere la Biblioteca Italiana delle Donne. Ed io aggiungo che la Biblioteca Italiana delle Donne è fortunata ad avere lei!