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IDAHOBIT 2023: PAROLE E COLORI DI LIBERTÀ

Tempo di lettura: 9 minuti

La Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Bifobia e la Transfobia (IDAHOBIT . International Day Against Homophobia, Biphobia, Transphobia) nasce nel 2004 allo scopo di aumentare la consapevolezza sulle violenze subite da persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, intersessuali, assumendo una prospettiva intersezionale.

Il tema 2023 di questa Giornata, lanciato dalle Nazioni Unite, è Together Always: United in Diversity, una dichiarazione che invita i leader mondiali a parlare attraverso una sola voce per combattere le discriminazioni che sono alla base delle violenze verso le persone LGBTQIA+, sostenendo la dignità intrinseca di tutte le persone, senza alcuna distinzione, adottando misure per sradicare le discriminazioni razziali, l’esclusione, l’intolleranza, l’odio, il fanatismo, la violenza e la stigmatizzazione della comunità LGBTQIA+.

Violenze che crescono di giorno in giorno in maniera esponenziale, tanto irresponsabilmente quanto lucidamente guidate dal linguaggio di odio di molte e molti dei leader a cui il Segretario delle Nazioni Unite si rivolge, ispirati dai movimenti di opposizione ai diritti sessuali e riproduttivi – vedi Agenda Europa, TFP, e tutte le organizzazioni a loro saldamente legate – che in tutto il mondo diffondono messaggi di odio ben truccati da crociate per la difesa della “famiglia tradizionale”.

Una macchina di odio e violenze che si muove a livello globale grazie a una rete di finanziatori, intellettuali, religiosi, politici e politiche che di tradizionale hanno certamente la profonda e radicata cultura patriarcale e quel perverso amore per il controllo dei corpi e delle libertà che nei secoli li ha fatti godere della messa al rogo e la cancellazione di intere generazioni di uomini e donne.

I movimenti di opposizione sono internazionali, ma hanno antenne, menti e braccia ben presenti e attive in ogni nazione.

In ogni angolo di questo mondo le persone LGBTQIA+ subiscono ogni giorno violenze, persecuzioni, incitamento all’odio, ingiustizie e uccisioni.

Complice indiscussa di questo attacco ai diritti umani è Sua Maestà Ignoranza, madre del patriarcato. Ignoranza di chi non conosce, Ignoranza di chi non vuole conoscere e che dà voce a tutti gli oppositori, assolutamente disinteressati a spostare lo sguardo al di là della propria posizione di controllo e privilegio. Crollerebbe un sistema che ha richiesto secoli per essere messo in piedi mattoncino dopo mattoncino, vite su vite.

Tocca a noi resistere, con gli strumenti e le azioni che abbiamo a disposizione. Prima tra tutte l’educazione.

Una educazione completa alla sessualità rappresenta una delle risorse più potenti contro le discriminazioni, perché rende consapevoli i giovani e le giovani rispetto al diritto alla propria autonomia, alla libertà di scelta sui propri corpi; l’educazione sessuale fornisce competenze, strumenti e saperi di prevenzione, informa sui servizi di supporto.

Ogni Stato membro d’Europa dovrebbe adottare programmi, investire risorse, fornire strumenti per contrastare le discriminazioni verso le persone LGBTQIA+, perché risale al 1981 la prima Raccomandazione dell’Assemblea parlamentare su questo tema e al 2010 l’adozione degli standards e dei meccanismi per promuovere e assicurare il rispetto dei diritti umani di ogni persona. Questi includono parità di diritti e dignità per chiunque, inclusa ovviamente la comunità LGBTQIA+. Ma “chiunque”, per il vasto mondo degli oppositori sono solo le persone privilegiate, unite in matrimonio secondo lo schema di una famiglia tradizionale formata da convivenze more uxorio, divorzi plurimi con figli e figlie al seguito e famiglie allargatissime, mariti patteggianti per prostituzione minorile, bunga bunga, fidanzate mezze mogli tanto giovani da sembrare nipoti.  Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Mario Adinolfi e Alessandra Mussolini possono censurare le vite altrui, ma guai a chi tocca le loro. Eppure sono lì, e sono l’immagine del nostro Paese in Europa e nel resto del mondo.  Attraverso le loro azioni, le dichiarazioni, le proposte politiche, sono la fotografia della situazione in cui ci troviamo in tema di discriminazioni e violenze verso le persone LGBTQIA+.

ILGA – Europe è un’organizzazione non governativa (ONG) internazionale indipendente che riunisce oltre 700 organizzazioni di 54 paesi in Europa e Asia orientale. Fondata nel 1978, riunisce attivisti e attiviste facendo da connettore tra organizzazioni e istituzioni sui temi legati alle persone LGBTQIA+; coltiva alleanze, promuove partenariati, si concentra sulla costruzione di narrazioni che aiutino a comprendere il mondo dei diritti LGBTQIA+, la realtà dell’attivismo, l’impegno per la giustizia sociale.

Il Rainbow-Map & Index di ILGA è uno strumento attraverso cui vengono classificati 49 paesi in Europa in base alle loro leggi e politiche sull’uguaglianza LGBTQIA+.

Sulla base di questa mappatura, viene pubblicato un rapporto annuale che documenta gli sviluppi legali, politici e sociali nei 54 paesi e 4 istituzioni europee nell’ultimo anno solare. E’ un rapporto unico che restituisce la principali tendenze positive e negative rispetto al riconoscimento dei diritti  LGBTQIA+ in Europa e Asia Centrale.

Dal 2009 – anno di pubblicazione della prima mappa – a oggi, sono stati introdotti numerosi nuovi criteri, per poter rappresentare la realtà in maniera sempre più dettagliata, tenendo conto dell’intersezionalità tra le varie forme di discriminazione. Questo potente strumento permette di comprendere come i paesi europei stanno proteggendo le persone LGBTQIA+, di responsabilizzare i governi e di poter contrastare le false narrazioni dei movimenti di opposizione.

La situazione italiana

Il rapporto annuale di ILGA legato alla situazione italiana, ci restituisce una fotografia del nostro paese allarmante. È urgente e necessaria la diffusione di consapevolezza relativamente a quello che avviene quotidianamente sotto i nostri occhi, e rifiutare qualsiasi tipo di narrazione che neghi una realtà che riguarda tutte e tutti noi.

In Italia, la frequenza dei discorsi d’odio è aumentata dalle ultime elezioni di settembre, ce ne eravamo forse accorte/i, ma averne certezza attraverso un lavoro di puntuale ricerca ci fornisce uno strumento di contrasto alle argomentazioni di chi vive nella propria nuvoletta di inconsapevolezza. Usiamolo.

Federico Mollicone, portavoce di Fratelli d’Italia per la cultura, ha dichiarato a settembre che “in Italia le coppie omosessuali non sono legali, non sono permesse” e che la genitorialità tra persone dello stesso sesso non è “normale”. Lucio Malan di Fratelli d’Italia ha detto a novembre che la Bibbia considera le relazioni omosessuali un “abominio”.
Due camion con messaggi contro la “propaganda LGBT” sono apparsi fuori dal Festival di Sanremo a febbraio. Il tribunale ha condannato la dottoressa Silvana de Mari per per le sue ripetute dichiarazioni anti-LGBT.

In seguito alla mancata approvazione della legge Zan nel 2021, i crimini d’odio anti-LGBTQIA+ sono continuati. Tre lavoratrici dello stesso sesso migranti, tra cui una una donna trans, sono state uccise a Roma a novembre. Numerosi sono stati gli atti di vandalizzazione delle sedi Arcigay, delle panchine contro l’omofobia, così come sono state numerose le aggressioni e le molestie in pubblico verso le persone LGBTQIA+. Cloe Bianco, una donna trans che era stata sospesa dal suo lavoro di insegnante dopo la transizione, si è suicidata.
L’osservatorio nazionale sulla lesbofobia documenta un crimine di odio lesbofobico al mese tra il 2011 e il 2021. Il lavoro di monitoraggio di Non Una Di Meno ha identificato 112 omicidi legati a lesbofobia e transfobia a livello nazionale nel 2022.
La violenza domestica, in particolare contro i giovani e le giovani, ha continuato ad aumentare in quest
o ultimo anno. Una ragazza trans di 19 anni, Chiara, si è suicidata a ottobre. Un’altra trans, anch’essa di nome Chiara, si è tolta la vita a giugno.

Sul fronte educazione, sappiamo di avere a che fare con i promotori di un ordine naturale che di naturale ha soltanto la loro conclamata inutile esistenza. A marzo, la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha pubblicato una nuova guida per le istituzioni educative cattoliche, stabilendo che gli insegnanti possono essere espulsi se sono LGBT. Molte istituzioni scolastiche paritarie sono finanziate dallo Stato, giusto per non dimenticarcelo.

Parlando di lavoro, in Italia una persona LGBTQIA+ su quattro risulta vittima di discriminazioni.

Se nel maggio 2022 il Presidente della Repubblica Mattarella ha espresso la sua posizione contro ogni discriminazione verso le persone LGBTI e la città di Milano si è dichiarata “zona di libertà per le persone LGBTQI+”, le elezioni di settembre sono state caratterizzate dalla propaganda di Giorgia Meloni che nei suoi urlanti comizi pubblici ha ripetutamente definito la comunità LGBTIQ+ una lobby, le azioni a difesa dei diritti sessuali e riproduttivi come “ideologia gender” e si è schierata a favore del divieto di introduzione nelle scuole dell’educazione sessuale nonché dell’inclusione di personaggi LGBTIQ+ nei libri per bambini/e.

Parola d’ordine: restare nel buio pesto dell’ignoranza senza colore. Solo nero.

Nonostante non sia stata approvata la legge Zan – e qui ci sarebbe da aprire una lunga riflessione sulle forze “amiche” che hanno contribuito a questa grave sconfitta, ma pare sia ancora presto per disturbare i poltronismi e i conservatorismi a sinistra – il Governo uscente aveva adottato una Strategia nazionale 2022-2025 che, pur presentando alcune lacune  (tipo le risorse, quando si parla di violenze e discriminazioni il braccino è sempre corto e mal funzionante) investiva diverse aree di interesse in tema di discriminazioni – lavoro, sicurezza, salute, istruzione e sport, cultura e media, monitoraggio e valutazione. Ma il Governo Meloni pare abbia altro da fare, nulla si sa e temo che nulla si saprà, coerentemente con le posizioni di una maggioranza composta di persone che vorrebbero censurare pure Peppa Pig.

Un dato positivo emerso dal rapporto, è legato al fatto che nell’anno solare 2022-2023 in Italia si sono tenute ben 48 marce per il Pride, ridando forza e visibilità al movimento LGBTIQ+ dopo le difficoltà della pandemia. Il dato negativo sono le aggressioni ai danni delle persone partecipanti avvenute a seguito dei Pride di Bari, Torino e Napoli.

Carriera alias: è un protocollo attraverso il quale una persona transgender può scegliere di farsi chiamare, all’interno del contesto scolastico, con il nome scelto (nome di elezione) piuttosto che con il nome assegnato alla nascita (dead name) nell’attesa dei tempi burocratici e legali per il rilascio dei nuovi documenti e del superamento dei vari ostacoli che ovviamente in Italia non mancano. Si tratta di un protocollo che aiuta a prevenire atti di bullismo transfobico e l’abbandono scolastico. In Italia, 156 scuole hanno aderito, e questo è un buon inizio. Recentemente ho assistito a qualche aggressiva contrarietà femminista, ma poco mi interessa soprattutto quando non incline al confronto, quindi poco femminista. Ebbene, questo protocollo non fa dormire notti serene al gruppo ProVita, che ha inviato una diffida – di fatto una minaccia senza alcun valore legale – alle scuole che lo hanno adottato. Un grande atto di coraggio contro l’ideologia gender da parte dei difensori di non ho capito bene cosa. Ma se volete testare il vostro quoziente intellettivo, potete leggere il testo delle loro motivazioni: se lo condividete, consiglio di tornare indietro fino alla prima elementare e sperimentare un secondo giro di istruzione, magari va meglio.

Ecco, questa è la breve, piuttosto triste, panoramica della situazione rispetto ai diritti delle persone LGBTQI+ del nostro paese.

Come attiviste e attivisti la conosciamo, la viviamo, la combattiamo, ma c’è una grande parte di opinione pubblica, di uomini e donne delle istituzioni e -ahinoi – di militanza e dirigenza partitica, che non ha la minima contezza di tutto ciò.

La conoscenza è sempre la chiave per poter contrastare l’ondata di odio che si sta espandendo in tutto il mondo. La superficialità, la fretta con cui spesso si accede alle informazioni, le divisioni interne ai gruppi politici e ai movimenti, sono il punto di forza di governi e organizzazioni che costruiscono e rafforzano il loro potere, i loro strumenti di controllo, usando poche parole rozze, prive di contenuto e significato, a scopo di vuota e insulsa propaganda.

La chiave di volta, la bacchetta magica per il cambiamento, sta in poche semplici ma significative parole che hanno il sapore della libertà: Curiosità-Solidarietà – Lentezza

Sono parole legate ai saperi, alle relazioni, al viaggio della vita in un mondo senza confini e restrizioni. Sono le parole che nutrono il cambiamento e affamano l’odio. Assaporare le parole, riempirle di significato, sentirle risuonare, farle viaggiare, avvicina alle felicità, quel diritto inviolabile che va coltivato avendo cura di non lasciare nessuna e nessuno indietro.

Forse Giorgia Meloni, prima di fare la dichiarazione di rito per la Giornata Internazionale, avrebbe dovuto chiedere a qualcuno di leggerle questo rapporto e di farle un piccolo riassunto semplificato, con parole semplici tipo “non ci fai una bellissima figura, lascia stare, non dire nulla”. Giò, nun ce crede nessuno: noi seguiamo l’arcobaleno, tieniti il buio pesto.

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