Cultura, Recensioni

PIP WILLIAMS- IL QUADERNO DELLE PAROLE PERDUTE

Tempo di lettura: 3 minuti

Pip Williams è nata a Londra, cresciuta a Sydney e ora vive nelle Adelaide Hills dell’Australia meridionale con animali e famiglia. E’ una social scientist e social planner con una grande passione per il benessere individuale e delle comunità.
È grazie alla mia amica e sorella Emanuela che non solo ho conosciuto, ma ho scoperto un’autrice nella quale riesco a riconoscere la mia vita, i miei interessi, le mie aspirazioni: ha un background multidisciplinare, che le consente di poter esplorare la società da tanti punti di vista. Ha svolto ricerca sociale sulle comunità, l’invecchiamento, l’integrazione lavoro-comunità, la salute pubblica, lo sviluppo urbano, la socialità. È stata pianificatrice sociale e si è occupata dell’interconnessione tra la comprensione della natura e la pianificazione strategica. È l’autrice di One Italian Summer, un libro di memorie sui viaggi della sua famiglia alla ricerca della bella vita, pubblicato in Australia con grande successo.
Nella sua esperienza di vita e lavoro così variegata, è arrivata fino agli archivi dell’Oxford English Dictionary: nel corso delle sue ricerche ha riscontrato che la prima versione del dizionario non conteneva parole che parlassero di donne. Da qui, il suo primo romanzo Il quaderno delle parole perdute. Si tratta di un romanzo tra finzione e realtà in cui a essere reali sono la collocazione storica – il XIX secolo – e il fatto che il lessicografo e filologo scozzese James Murray ebbe l’incarico di lavorare alla pubblicazione dell’OED, per cui mise insieme una squadra di lessicografi. Il racconto del lavoro di questa squadra viene affidato ad Esme, giovane ragazza figlia di uno dei lessicografi.
Esme, rimasta orfana della madre, trascorre la sua infanzia nascosta sotto un enorme tavolo di legno dello Scriptorium nel giardino segreto della città. Si accorge che alcune parole vengono scartate, così con il tempo decide di raccoglierle. Le definizioni che non compariranno nel lemmario ufficiale parlano delle donne, del loro modo di essere, delle loro esperienze.. Escluderle significa non dar loro una voce, non vedere il mondo dal loro punto di vista, farle scomparire per sempre.

Le parole ci definiscono, ci spiegano e, a volte, servono a controllarci o isolarci

Crescendo, Esme le colleziona tutte, fino a che non decide di scrivere un dizionario delle donne, per restituire loro ciò che meritano. Per farlo, deve uscire in strada, parlare con le persone che, in ogni luogo, nutrono il significato di quelle parole. Un viaggio di umanità attraverso le parole, che sole hanno il potere di dare vita o morte. Una grande riflessione, per chi come me subisce il fascino delle parole, ma anche e soprattutto per chi nutre ancora oggi dubbi sul fatto che il linguaggio e le parole rappresentano e plasmano il mondo in cui viviamo.

Alcune parole sono più che lettere su una pagina, non credi? Hanno forma e consistenza. Sono come proiettili, pieni di energia, e quando fai un respiro puoi sentire il suo bordo tagliente contro il tuo labbro.

Chi mi ha donato questo libro conosce la mia passione per il potere delle parole, sono felice di saperla anche comunicare. Questa passione è anche la ragione per cui sono entusiasta della pubblicazione del nuovo Dizionario Treccani.
Non credo esista un potere più grande di quello delle parole, nel bene e nel male. Con le sole parole possiamo cambiare le sorti del mondo. Pensateci bene.

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