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TONI MORRISON, SCRIVERE LIBERA DAL DOLORE

Tempo di lettura: 4 minuti

Toni Morrison è nata con il nome di Chloe Anthnoy Wofford il 18 febbraio 1931 a Lorain, in Ohio.
Era la seconda di quattro figli, la sua famiglia apparteneva alla classe operaia – il padre era saldatore e la madre collaboratrice domestica.
Cresciuta tra canzoni e racconti popolari della comunità Nera, ha mostrato sin da bambina un grande amore per la letteratura.

“Non ricordo la mia vita prima dei libri. Fu mia sorella Lois, di due anni più vecchia di me, a introdurmi alla lettura, prima delle elementari; a scuola c’erano solo due persone che sapevano leggere: io e la maestra”

Avendo trascorso un’infanzia serena in cui non si era interfacciata direttamente con la dimensione delle discriminazioni, soltanto in età adolescenziale ha preso coscienza delle oppressioni e delle divisioni razziali.
Dopo essersi diplomata alla Lorain High School, ha frequentato la Howard University, dove nel 1953 si è laureata in inglese e ha scelto la letteratura classica come corso complementare. Alla Cornell University ha conseguito un master nel 1955, presentando una tesi su Virginia Woolf e William Faulkner.
Dopo aver insegnato alla Texas Southern University, nel 1957 è tornata alla Howard per insegnare inglese: qui ha incontrato l’architetto giamaicano Harold Morrison, che ha sposato nel 1958 e con il quale ha avuto due figli.
Nel 1965 è diventata redattrice per Random House, dove ha curato opere di Toni Cade Bambara, Gayl Jones, Angela Davis. E’ in questi anni che conosce Fran Lebowitz, alla quale resterà legata da una profonda amicizia per tutta la vita. Nel 2008 tennero una conversazione pubblica alla New York Public Library tra l’emozionante e il divertente!

Dopo essersi unita alla Chiesa cattolica romana prendendo Anthony come nome di battesimo, Chloe firma il suo primo romanzo con lo pseudonimo di Toni Morrison: L’occhio più azzurro (The Bluest Eye) esce nel 1970, e da subito incanta il linguaggio preciso ed evocativo, che stimola riflessione e immedesimazione.

L’amore non è mai migliore di chi ama. I malvagi amano con malvagità, i violenti con violenza, i deboli con debolezza e gli stupidi in modo stupido, ma l’amore di un uomo libero non mai sicuro, non c’è dono per la persona amata. Solo chi ama possiede il suo dono d’amore. Chi è amato viene reciso, neutralizzato, congelato nello sguardo dell’occhio interiore di chi ama

Ha sempre dichiarato che, fino alla pubblicazione del suo primo romanzo, si era considerata una lettrice piuttosto che una scrittrice. In effetti senza lettura non esiste scrittura, perché non esiste ispirazione né alcun confronto con quel potere delle parole e del linguaggio che lei ha sempre amato e divulgato. La sua scrittura prendeva ispirazione dai racconti orali, dalla letteratura classica, dalle vite vissute che l’hanno condotta fino all’esplorazione profonda e impareggiabile dell’identità Nera in America, con una particolare attenzione al mondo femminile.
E’ riuscita a collezionare successi critici e commerciali, affascinando prima l’America e poi il mondo intero.
Nel 1973 ha pubblicato Sula, il suo secondo romanzo in cui affronta il tema dell’amicizia e il conformismo all’interno della comunità.

Con Canto di Salomone (Song of Saolomon), Toni Morrison ha iniziato a destare interesse a livello nazionale da parte tanto della critica quanto del pubblico fino a ottenere il National Book Critics Circle Award. Il mito degli Africani volanti ripreso in questo romanzo ha ispirato l’ultimo progetto creativo di Tatiana Fazlalizadeh, a testimonianza di quanto Toni Morrison sia stata incisiva nel tramandare i racconti folkloristici che ispiravano le vite dei Neri americani.
La sua capacità di mostrare la quotidianità dell’oppressione razziale attraverso l’utilizzo di descrizioni, dialoghi e personaggi straordinariamente reali, è stata premiata con il Pulitzer nel 1980 per Amatissima (Beloved) e con il Nobel per la letteratura nel 1993, con questa motivazione

Attraverso romanzi caratterizzati da forza visionaria e portata poetica, dà vita a un aspetto essenziale della realtà americana

Toni Morrison sapeva intrecciare tempi passati e presenti attraverso una mescolanza di voci di donne, uomini, bambini e bambini, talvolta coinvolgendo le superstizioni, per raccontare storie di schiavitù, violenze, uccisioni, amicizie e amori, attraverso la prosa che assumeva i contorni della poesia.

La scrittura ha rappresentato per lei un “luogo” in cui ritirarsi per praticare la sua libertà al di fuori da ogni condizionamento. Più di tutti, è stato il luogo che alleviava il dolore cronico alla schiena di cui soffriva e che non le permetteva di stare troppo a lungo in piedi e di fare lunghe passeggiate. Chi soffre di dolore cronico può capire quanto una condizione di serenità rappresenti l’unica medicina efficace, la cura al di sopra di ogni altra.

La scrittura rappresenta il luogo in cui sono libera dal dolore. È il luogo in cui vivo; è dove ho il controllo; è dove nessuno mi dice cosa fare; è dove la mia immaginazione è feconda e sono davvero al massimo. Non c’è niente di più importante al mondo o nel mio corpo o in qualsiasi altro luogo quando scrivo. È rischioso perché mi vengono in mente cose pericolose e difficili, ma è anche estremamente sicuro per me stare in quel posto

Toni Morrison è morta all’età di 88 anni il 5 agosto 2019 nel Bronx, a New York, per un cancro al pancreas. Resterà immortale, come la storia che ha saputo tramandare attraverso i suoi romanzi. A chi le chiedeva se avesse in mente di introdurre personaggi bianchi nei suoi romanzi, lei rispondeva che quella era la domanda più razzista che potesse esserle rivolta, perché a nessuno sarebbe venuto in mente di chiedere a una autrice bianca se avesse intenzione di introdurre personaggi Neri nelle proprie storie. Toni Morrison riusciva a trasmettere il peso dell’oppressione in ogni sua parola, costringendo lettori e lettrici, interlocutori e interlocutrici a una riflessione sui propri privilegi, sul peso delle parole e le loro conseguenze. Questa la sua eredità, usiamola.

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