Ispirazioni

DAVID BOWIE (day · vid bow · ee)

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Burroughs: L’arma dei «Ragazzi selvaggi» è un coltello Bowie, un coltello Bowie da quarantacinque centimetri, lo sapevi?
Bowie: Un coltello Bowie da quarantacinque centimetri… certo che tu non fai le cose a metà, no davvero. No, non sapevo che fosse la loro arma. Il nome Bowie mi ha attirato quand’ero più giovane. Avevo sedici anni, ero in una profonda fase filosofica, e cercavo una cosa immediata, che facesse subito pensare al recidere la menzogna, una cosa così.
Burroughs: Be’, può tagliare nei due sensi, sai, in punta la lama è doppia.
Bowie: Non mi ero reso conto, finora, che la lama fosse doppia.

Sul podio delle persone che hanno ispirato la mia vita, le mie scelte, il mio pensiero, c’è lui in tutte le sue trasformazioni. Oltre il podio, siede proprio sul trono. Dopo la mia famiglia, rappresenta la presenza più costante per un motivo ben preciso: è entrato nella mia vita quando avevo otto anni. Uno di famiglia insomma, nel vero senso della parola: ma lo sapevo solo io, perchè David era il mio amico immaginario.

Nel 1986, quando appunto avevo otto anni, mio padre mi portò al cinema a vedere Labyrinth. E lì iniziò tutto. Ognuno ha l’amico immaginario che si sceglie: un sacco di gente parla con Dio, prega Gesù…io parlavo con David Bowie senza far danno a nessuno, visto che non ho mai avuto la pretesa di fondare una religione che predicasse il suo verbo – anche se sono convinta che sarebbe buona cosa per un mondo migliore, possiamo sempre ragionarci su.
Insomma, andai al cinema con mio padre, e ne uscii con questo nuovo amico, dalla voce tanto inquietante quanto rassicurante per me. Un amico che vestiva i panni di un mimo, di un ragazzo pazzo – Aladdin Insane, che si legge A Lad Insane – dell’alieno Ziggy Stardust, di una creatura a metà tra l’uomo ed il cane – Diamond Dogs – fino all’elegante ed introverso Duca Bianco; che mi ha insegnato che gli abiti non sono “femminili e maschili” ma sono abiti che possiamo indossare a nostro piacimento.

In generale, la mia passione per la musica è stata piuttosto precoce

Prima ancora di iniziare le scuole medie, ascoltavo Bowie, i Queen, i Pink Floyd, Bob Marley, Carlos Santana, i Led Zeppelin…un panorama musicale al quale Giorgia Meloni e la sua combriccola applicherebbero la censura, insieme ad un sacco di cartoni animati ed alla stessa visione di Labyrinth.
E’ grazie alla musica se ho avuto la fretta di studiare la lingua inglese: dovevo capire, per questo traducevo i testi utilizzando il vocabolario e le regole grammaticali di base che fino a quell’età avevo imparato. Ero bravina. Eravamo alle porte degli anni ‘90, era un gran lavoro, ma un ottimo esercizio di comprensione e pronuncia.

Con una delle mie più vecchie amiche condividevo la passione per la musica, la scoperta di questo mondo di adulti che irrompeva nelle nostre giovanissime vite: ci regalavamo vinili impacchettati con i fogli di giornale, perché non era importante la confezione, noi sapevamo cosa ci fosse dentro. Per un certo periodo della mia infanzia ho anche ascoltato Jovanotti, ma chi non ricorda di avere fatto cazzate nella vita?

Bowie rappresentava più della musica che ascoltavo: era il mondo dell’immaginazione che accompagnava la mia quotidianità. Perdonatemi, non posso continuare a parlarne al passato, perché è ancora la mia guida alla scoperta del mondo, dell’autodeterminazione, di quella libertà esteriore ed interiore che rappresenta per me il più grande dono, soprattutto perché ha sempre viaggiato di pari passo con la mia volontà di contribuire a rendere il mondo un luogo privo di barriere, stereotipi, pregiudizi.
David Bowie rappresenta la libertà di essere ciò che si vuole, fino ad essere un uomo caduto sulla terra dallo spazio.

Non è scritto da nessuna parte che, nascendo, dobbiamo ricoprire dei ruoli prefissati, seguire strade tracciate da qualcuno al di fuori di noi stesse/i, assolvere a compiti che qualcun altro ha “tradizionalmente” definito per noi, forzare convinzioni e stili di vita che ci accompagnino per tutta la vita.
Non c’è nessuna motivazione perché non si possa scegliere ogni giorno.
Dagli esordi londinesi a New York fino al Giappone e l’Europa, Bowie è diventato una star ed icona mondiale non solo come interprete e musicista, ma anche come ispiratore di look e design, che lo rendono inconfondibile anche a distanza di decenni. Ad imitarlo hanno provato in tanti, e trovo che sia una influenza positiva perché rende omaggio alla sua unicità.

Ma resta inconfondibile.
Attraverso la sua immagine, le sue parole, le sue trasformazioni, ha raccontato epoche, cambiamenti sociali e personali, saltando da una dimensione all’altra attraverso la continua sperimentazione. Lo ha fatto provocando scandalo, polemiche, stupore, fascino, quasi sempre allo stesso tempo. Una creatura in continua evoluzione e ricerca, a mio avviso come nessun alto artista al mondo. Ha saputo farsi contaminare, ma soprattutto ha contaminato. Ogni suo album rappresenta la sua personale sperimentazione.

 

 

La sua biografia è talmente ampia, complessa ed affascinante, che non voglio permettermi di riassumerla, ma certamente consiglio di leggere Starman di Paul Trynka che arriva fino alla realizzazione dell’album The Next Day. Velvetgoldmine.org è il sito del fan club italiano di David Bowie dal 1999 dove potete trovare ogni informazione biografica, gli album, una documentazione dettagliata frutto di anni di ricerche e dedizione di un gruppo di persone che ha fatto un grande dono alla comunità italiana, quello di avere uno spazio comune in cui condividere l’amore per un uomo che ha vissuto una esistenza straordinaria e che certamente ci sta osservando da qualche posto nell’universo.
Non ho riportato le sue date di nascita e di morte semplicemente perchè lui è sempre stato e sempre sarà, ovvero Starman, l’uomo delle stelle: venuto dallo spazio e lì ritornato.
Il giorno del suo ritorno – o se volete, della sua morte – non lo potrò mai dimenticare: io pensavo fosse una bufala – una delle tante che escono sulle morti di personaggi famosi – anche se, seguendo la presentazione del suo musical Lazarus e le foto dell’uscita dell’album Blackstar, avevo notato che non fosse in ottima forma, improvvisamente invecchiato e dal colorito non proprio roseo. Vissi quel giorno ed i successivi nell’incredulità. Poi iniziai ad avvertire quella sensazione di perita di un pezzetto della mia vita, della mia infanzia, del mio piccolo mondo.

It’s only forever, not long at all

Una notte l’ho sognato: ero in una università, ed avevo appena sostenuto un esame. David Bowie stava compilando il mio libretto universitario e doveva scrivere il mio cognome: ridendo, lo pronunciò male, come fanno un pò tutti con il suo. Io ridevo con lui, imbarazzata ed emozionata. Uscendo insieme, ci siamo fermati nel corridoio: mi sono voltata verso di lui e gli ho chiesto “ma perché devi morire? Non puoi restare? Non posso pensare che non ci sarai più”. Non mi ha risposto. Ho pianto e ci siamo abbracciati: ho sentito quell’abbraccio e mi sono svegliata con la sensazione corporea di avere effettivamente stretto qualcuno a me, ma ero sola.
Mi sono accorta che, da allora, l’ascolto della sua musica è diventato un fatto privato, intimo. Lo faccio in solitudine, come se ricevessi in casa un amico con cui voglio passare del tempo, senza distrazioni. Lo sto facendo ora che scrivo e, mentre finisco queste ultime righe, ascolto le sue parole

Oh no love! you’re not alone
You’re watching yourself but you’re too unfair
You got your head all tangled up but if I could only make you care
Oh no love! you’re not alone
No matter what or who you’ve been
No matter when or where you’ve seen
All the knives seem to lacerate your brain
I’ve had my share, I’ll help you with the pain
You’re not alone

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2 commenti su “DAVID BOWIE (day · vid bow · ee)

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