News
MELONI E L’ARTE DI NON NOMINARE IL PATRIARCATO
25 Ottobre 2022
Giorgia Meloni oggi ha tenuto il suo discorso programmatico alla Camera come Presidente del Consiglio.
E, tra i tanti pesi che sento gravare sulle mie spalle oggi, non può non esserci anche quello di essere la prima donna a capo del Governo in questa Nazione . Quando mi soffermo sulla portata di questo fatto io mi ritrovo inevitabilmente a pensare alla responsabilità che ho nei confronti di tutte quelle donne che in questo momento affrontano difficoltà grandi e ingiuste per affermare il proprio talento o, più banalmente, il diritto a vedere apprezzati i loro sacrifici quotidiani. Ma penso anche, con riverenza, a coloro che hanno costruito, con le assi del loro esempio, la scala che oggi consente a me di salire e di rompere il pesante tetto di cristallo che sta sulle nostre teste . Donne che hanno osato, donne che hanno osato per impeto, per ragione o per amore. Come Cristina, elegante organizzatrice di salotti culturali e barricate, come Rosalie, testarda al punto da partire con i Mille che fecero l’Italia, come Alfonsina che pedalò forte contro il vento del pregiudizio, come Maria o Grazia che, con il loro esempio, spalancarono i cancelli dell’istruzione alle bambine di tutto il Paese. E poi Tina, Nilde, Rita, Oriana, Ilaria, Mariagrazia, Fabiola, Marta, Elisabetta, Samantha, Chiara. Grazie! Grazie per aver dimostrato il valore delle donne italiane, come spero di riuscire a fare ora anche io”
Giorgia Meloni è la prima donna a capo del Governo italiano
La prima donna che, a costo di ignorare le elementari regole della grammatica, vuole essere indicata come Il Presidente. Attendiamo ancora che ce lo spieghi come lo si spiegherebbe a una bambina o a un bambino che stanno approcciando alla grammatica. Si, ce lo spieghi lei che, nel suo discorso, ha anche parlato di quanto sia importante esportare la nostra lingua all’estero. Una lingua che per Meloni non dovrebbe rappresentare la realtà, una lingua che per IL Presidente del Consiglio non deve nominare le donne nelle alte cariche dello Stato. Le donne sono mamme, sono cristiane, sono italiane, sono emotive ed amorevoli, ma se assumono alte cariche lo devono fare ricordando che vengono da una costola dell’uomo.
Chi è che non riconosce alle donne i sacrifici che fanno? Chi è che fino ad ora non ha concesso alle donne di essere Presidenti del Consiglio? Chi è che mette le donne nella condizione di subire grandi e ingiuste difficoltà per affermare il proprio talento? Chi ha costruito il tetto di cristallo? Chi ha impedito alle donne di sfondarlo? Chi impedisce alle donne di essere libere di scegliere?
Noi femministe lo sappiamo, lei anche. Ma noi il patriarcato lo nominiamo e lo accusiamo, lei lo accarezza e ne tesse le lodi.
Perché Giorgia Meloni parla di effetti e non di causa?
Perché per parlare della causa dovrebbe essere non la prima donna, ma la prima femminista Presidente del Consiglio. Perché se volesse partire dalle cause, non pretenderebbe di forzare la grammatica mettendo in evidenza di voler essere IL Presidente, ed alle donne della storia che ha ringraziato darebbe un cognome ed un titolo, anziché fare una lunga lista di nomi che le rendono riconoscibili.
Io aspetto che passi questo primo periodo in cui temo di aprire la porta di casa e trovarmi di fronte qualcuno che mi dice “Ma non siete contente? La prima donna Presidente del Consiglio!”.
Ma d’altronde, proprio ieri da sinistra qualcuno mi diceva che “i diritti civili devono aspettare, abbiamo cose più importanti da fare, altrimenti continuano a vincere le destre!” E per diritti civili intendeva quelli di famiglie che lavorano ed hanno figli. E dal momento che asseriva che la comunità LGBTQ+ può aspettare per i propri diritti e che il linguaggio di genere è secondario, immagino intendesse unicamente la sua famiglia. Il problema della sinistra è questo, perché questi sono i discorsi che sono provenuti anche da esponenti del PD ai tempi in cui si doveva votare il DDL Zan. Il problema della sinistra è quello di non essere più sinistra, perché ha lasciato fuori buona parte delle sue lotte, ha lasciato fuori il femminismo. Ci è rimasta una crepa attraverso la quale i discorsi vuoti di Meloni si infilano per andare a scovare qualche briciolo di consenso.
Siamo in mezzo ad un incrocio, occorre guardare bene prima di attraversare: da destra ci investirebbero di proposito, da sinistra lo farebbero perché vanno di fretta ed hanno cose importanti da fare.
Dobbiamo salvarci da sole, mi sembra che lo abbiamo già fatto, tipo da sempre.