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RITORNO AL FUTURO

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Se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione, peraltro con risultati modesti, peggiorativi, fossero state usate invece per attuarla, il nostro sarebbe un paese più giusto e anche più felice – Liliana Segre –

Tra la giornata nera del 26 settembre ed oggi, abbiamo avuto un assaggio di primavera, di libertà, di antifascismo, di consapevolezza. Quasi a darci quel piccolo ristoro di cui si ha bisogno prima di affrontare un percorso difficile e ignoto. Quasi a volerci ricordare cosa dobbiamo fare. Liliana Segre, componente più anziana del Senato della Repubblica, ha assunto il compito di presiedere le operazioni di voto per la nomina del Presidente del Senato. Del Presidente, perché già sapevamo che una Presidente non ci sarebbe stata. Liliana Segre, sopravvissuta all’olocausto, memoria lucida e coraggiosa di ciò che il fascismo ha rappresentato per il nostro Paese, che ha respirato l’odore di paura e morte di Auschwitz, ha preso il posto che le sarebbe spettato se non vivesse in un Paese rappresentato da una classe dirigente politica di memoria corta e facile compromesso. Segre porta dentro di sé le immagini che siamo ormai troppo abituate/i a vedere in bianco e nero, come una storia tanto lontana da non riguardarci più, perché non riusciamo ad analizzare un presente fatto di quotidiani stermini e deportazioni che stanno avvenendo ora, proprio in questo momento, nel mondo a colori.
Liliana Segre, da Presidente del Senato, avrebbe rappresentato di certo uno Stato ferito dalle discriminazioni e dall’abbrutimento della classe politica, e avrebbe saputo dare dignità alla seconda carica dello Stato.
In ottobre cade il centenario della Marcia su Roma, da cui ebbe inizio la dittatura fascista. Liliana Segre, nel suo discorso introduttivo, si è detta emozionata di rivestire questo ruolo temporaneo proprio in questo momento. Ha parlato dell’ingiustificata divisione sulle celebrazioni del 25 aprile, dell’articolo 3 della nostra Costituzione che sancisce l’uguaglianza dei cittadini e delle cittadine senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, invitando ad una comune battaglia contro il linguaggio di odio, contro l’imbarbarimento del dibattito pubblico, contro pregiudizi e discriminazioni.
Grandi applausi, da spellarsi le mani. Per un attimo ho assaporato l’idea di avere vissuto solo un brutto sogno in cui a sinistra sembrava di stare al mercato delle vacche mentre a destra si teneva una gara di rutti. Invece niente: questa è la realtà. Ignazio Benito Maria La Russa è salito al Senato proprio oggi, tra l’altro con i voti di un pezzo di opposizione che ha potuto contare sulla segretezza del voto. Sarei rimasta sorpresa del coraggio di metterci la faccia, se devo essere sincera.
Liliana Segre ha dovuto cedere la poltrona che avrebbe saputo onorare con commovente dignità ad un uomo che non ha mai nascosto la nostalgia di quel regime fascista a cui lei è sopravvissuta nel corpo e che le ha portato via l’anima. Un’immagine spaventosa ai miei occhi, non posso immaginare cosa abbia voluto dire per lei.
Ignazio Benito Maria La Russa, da giovane militante agguerrito del Fronte della Gioventù, è stato Senatore per il Movimento Sociale Italiano, di quella fiamma di nostalgia fascista ancora presente nel simbolo di Fratelli d’Italia, il partito che rappresenta oggi. Il sostenitore della non punibilità del saluto romano,appassionato collezionista dei busti di Mussolini, protagonista proprio di quel linguaggio di odio e di quell’imbarbarimento menzionati da Liliana Segre.

Lui, che non festeggia il 25 aprile, che continua a dire di non avere nulla a che fare con il fascismo anche se ha voluto riprendere il vescovo di Ventimiglia per non avere autorizzato la commemorazione religiosa della morte di Mussolini dichiarando «Non so come possa essere strumento di polemica, solo un ricordo religioso di una persona che non c’è più; e credo che la religione cristiana non preveda divieti di questo tipo». Ed a proposito di religione, Ignazio Benito Maria La Russa ci ha già fatto sapere quale fine possiamo fare noi che, in nome della laicità dello Stato, pretendiamo di togliere i crocifissi dalle aule scolastiche e dagli uffici pubblici: Possiamo anche morire.
Questi sono solo dei piccoli assaggi del profilo del neo eletto Presidente del Senato, ovvero di colui che da oggi riveste quella seconda carica dello Stato che Liliana Segre avrebbe indossato a pennello.
Grazie Liliana Segre, per averci donato un breve assaggio di primavera, un respiro di libertà, prima della discesa negli inferi. È la torcia che illuminerà il nostro percorso di nuove lotte ed anche conquiste.

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